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sabato 8 settembre 2012

PRANDELLI DELUSO DA SE STESSO E DALLA SQUADRA

COVERCIANO-Oggi é stato il giorno della conferenza stampa di Cesare Prandelli che ha mostrato tutta la sua rabbia per il pari di Sofia che lui equivale a una sconfitta.In questa conferenza stampa in oltre é stato molto severo con se stesso e la squadra.

Cesare Prandelli, è stata un’Italia rimandata a settembre. D’accordo con quali critiche?
«Con tutte e nessuna; dipende da come si leggono; quando la prestazione è insufficiente è normale riceverne. E la prestazione è stata senza dubbio insufficiente»

Voti alti per Osvaldo, bassi per Giovinco...
«Io non faccio discorsi singoli. Abbiamo analizzato i dati stamattina, non c’è mai stata una squadra così lunga da quando sono ct. Dunque bisogna accorciare. Trovare gli equilibri giusti coi nuovi azzurri. Il problema è che non accorciavamo sulla verticalizzazioni. Eppoi molte palle alte: perché? Anche se abbiamo poco tempo per lavorare, non possiamo fare certi errori»

E l’insufficienza data all’allenatore?
«Sì, ci può stare. Prendi gol nel momento delle sostituzioni, è normale essere giudicati negativamente rischio, ho provato a cambiare. Ognuno ha il proprio modo di vedere le cose, in quel momento ho cambiato per un semplice motivo. Nonostante coprissimo con 5 difensori, l’evoluzione del gioco portava Barzagli sull’esterno; dunque meglio metterci a 4, ho pensato. E in quel momento, sul rilancio di Bonucci, non abbiamo accorciato, mentre abbiamo sofferto più a destra che a sinistra»

Il cambio di modulo non ha portato vantaggi
«Ci è mancato un centrocampista in più, se giochi con un difensore in più tutto diventa complicato se sei lento e non sfrutti la superiorità nella tua zona del campo. Si doveva trovare lo sbocco invece di coi lanci; e gli esterni dovevano essere serviti sulla profondità, non da fermi, sennò hai bisogno di ali e di un modulo diverso». C’è stato anche molto nervosismo in campo, un fatto insolito «Il fatto di discutere durante la partita non è un bel segno, se correggi i compagni significa che è mancato l’ordine tattico»

La sua è sempre stata un’Italia sotto il segno della qualità
«E la qualità del gioco serve sempre; ma devi avere anche la determinazione. In entrambi i casi possiamo fare molto ma molto meglio. Questa, di tutte le partite da ct, è stata quella in cui abbiamo sofferto di più, dove abbiamo concesso 10 calci d’angolo, subendo tanto. E io dico che non possiamo subire così tanto. Noi dobbiamo avere un’ identità precisa, modulo o non modulo. Dobbiamo percorrere una strada e crederci. Ci deve caratterizzare qualcosa di più di un modulo. Se vogliamo vincere la partita dobbiamo avere la qualità adatta».

Come cambierà a Modena?
«Devo recuperare tutti. Poi decidere: se avremo nuovamente un centrocampista in più, davanti va bene qualsiasi coppia, anche Osvaldo-Destro»

Che partita dovrà impostare?
«In Bulgaria abbiamo sofferto il loro ritmo, abbiamo letto male la gara; una grande squadra deve avere pazienza di giocare di più la palla, invece abbiamo verticalizzato male, giocando palla alta, restando lunghi. Tutto questo dovrà cambiare»

La vediamo preoccupato
«Siamo i vicecampioni d’Europa, dobbiamo arrivare preparati a certe sfide, ricordarci come ci siamo conquistati la finale di Kiev. Invece stavolta abbiamo rimediato ammonizioni banali, rincorrendo più che aggredendo (loro invece hanno beccato gialli “veri”, frutto di cattiveria agonistica), senza contrasti; dobbiamo avere un altro peso altrimenti avremo un motivo in più di preoccupazione»

Per fortuna che ha “trovato” Osvaldo
«Ho subito pensato che potesse fare la differenza: ho detto che era il più in forma, lo ha dimostrato per freschezza fisica, profondità; gli faccio i complimenti: non era facile, c’erano grandi aspettative; lui non ha cercato il gol a tutti i costi, non ha voluto essere protagonista, è stato generoso, è stato premiato».

Un’alternativa a Balotelli o un possibile compagno di Supermario?
«Abbiamo sempre detto che stiamo parlando di un attaccante moderno, non è il classico centravanti; lui può giocare con chiunque, anche con Balotelli».

Tornando all’Italia, potrebbero esserci delle analogie col dopo mondiale 2006?
«In un certo senso sì. Anche in questo caso abbiamo iniziato presto, con un gruppo che è arrivato stremato in fondo a una competizione importante. Però non c’è bisogno di ricordare loro niente. Sono partiti col freno a mano tirato e lo sanno. Io l’ho ripetuto da lunedì: sarà un esordio difficile; può capitare, se corri un metro in meno invece che uno in più»

Un Prandelli particolarmente severo
«Oggi è il giorno dell’analisi critica. Capire dove abbiamo sbagliato e perchè. Soluzioni? Primo: accorciare; secondo: giocare e non lanciare. Cercare la profondità ma a palla a terra. Paradossalmente abbiamo creato anche palle gol. Ci sono stati inserimenti dei centrocampisti, dei tagli di Giovinco, la profondità Destro. Ecco, io devo lavorare su questi concetti».

Non basta avere Pirlo...
«Bisogna capire se tornare sulla vecchia strada, con la superiorità in mezzo al campo, che in due anni non ha mai visto Pirlo in difficoltà»

...né avere il blocco Juve
«No, non è sufficiente puntare sul sistema che conoscono i 7 juventini» Non teme poi che il loro ritorno in Champions possa togliere la fame d’Europa e le energie che avevano la passata stagione? «No, penso che l’entusiasmo non lo abbiamo perso. Avevamo proposto qualcosa di nuovo, è stato accettato. Penso ora a riprenderlo. E i loro impegni di Champions non saranno un problema. Porteranno in dote un bagaglio di esperienze, e anche condizione fisica. Poi io avrò solo due partite a ottobre... dopo possono arrivare fino alla finale di Champions... magari ci arrivassero...».

Domani voi sarete tutti a Medolla, terra provata dal terremoto: qual è il significato?
«Noi avremmo voluto essere lì fin da subito, ma non è stato possibile per motivi di sicurezza; sapevamo poi delle dirette tv nelle tendopoli, del tifo nei nostri confronti. Ecco questo è un modo per dire: “ci siamo, veniamo, siamo con voi”; non è un gesto o una presenza scontata. Qualche volta basta veramente poco per dimostrare la giusta sensibilità. Sono momenti che valgono soprattutto per la memoria dei bambini che incontreremo: questi sono episodi che rimangono. Anche così penso che loro poi potranno vivere in una società migliore»

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