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domenica 4 novembre 2012

NOLE,ROGER O ANDY: CHI È IL TENNISTA DELL'ANNO?

In una stagione tennistica con 4 vincitori diversi in altrettante prove dello slam, le ATP Finals di Londra hanno tutta l’aria dell’evento che incoronerà il vero padrone del 2012 nella racchetta maschile. Djokovic, Federer e Murray si giocano il trono, ma ognuno di loro ha almeno un buon motivo per ritenersi già soddisfatto…

Ci voleva. Dopo un 2012 di eccezionale qualità e straordinario equilibrio, le ATP Finals di Londra, o più semplicemente “il Masters” per tutti voi nostalgici, giunge come pioggia nel deserto degli assetati appassionati di tennis (e non).

Che questa sia un’annata da conservare in cantina sono una serie di circostanze uniche che, nell’enologia come nel tennis, hanno permesso alla “vendemmia tennistica del 2012” di ottenere un prodotto con caratteristiche che nell’epoca dei fab-three (poi diventati fab-four) non si erano di fatto mai viste. Andando con ordine capiremo perché il Masters di fine anno, nel 2012 più che mai, sarà in grado di dirci – sempre che per voi conti qualcosa – chi è stato il tennista dell’anno.

Certo, applicare l’analitica a un gioco dove a volte si perde pur facendo più punti dell’avversario può sembrare quantomeno bizzarro ma, come accennato, il 2012 ha avuto un andamento piuttosto particolare e la matematica in questo caso potrebbe aiutarci a capire qualcosa in più.

Partiamo da un fatto: era dal 2003 che non assistevamo a 4 vincitori diversi per le 4 prove dello slam. Fatto di per se già importante, ma che acquisisce maggiore valenza se, come nel nostro caso, sono stati i primi 4 giocatori del ranking mondiale a portarsi a casa Melbourne, Parigi, Londra e New York.

Un equilibrio assolutamente inedito e allo stesso tempo profondamente interessante, che ha vissuto su una geometria degli eventi alla quale vale la pena dare un’occhiata. Se l’inizio dell’anno è stato infatti a marchio Djokovic, capace sull’onda lunga dello strepitoso 2011 di aggiudicarsi una finale epica in Australia e il Masters 1000 di Miami, l’arrivo della primavera ha privato di forze il serbo riconsegnandoci però al contempo un Rafa Nadal assoluto dominatore del rosso: record a Monte Carlo, Roma, e successo storico a Parigi.

I guai fisici dello spagnolo però, scoppiati in un “banale” secondo turno di Wimbledon, hanno favorito in qualche modo anche l’ascesa estiva di Andy Murray. Lo scozzese, liberatosi di un intralcio che troppo spesso gli aveva bloccato la strada, è stato capace di imporsi prima alle Olimpiadi e poi a New York, levandosi così l’etichetta di eterno incompiuto e consegnandosi al finale di stagione come un giocatore finalmente in grado di competere (e poi vincere!) anche contro i “nemici” di sempre.

Mentre Djokovic viveva una primavera di bassi, mentre il circuito perdeva Nadal a causa del suo ginocchio ballerino e nel tempo in cui Andy Murray trovava finalmente la sua strada, un ragazzotto svizzero era impegnato all’alba dei trentun’anni a riscrivere per l’ennesima volta la storia di questo sport. Dal settimo sigillo a Wimbledon alle 302 settimane in vetta alla classifica ATP fino ai trionfi “nei 1000” di Indian Wells, Miami e Madrid, la costante della stagione – inverno, primavera, estete - aveva un nome e un cognome: Roger Federer.

Insomma, come accennavamo e come avete potuto intuire, l’andamento del grafico tennistico, pur nascondendosi dietro ad un’apparente discontinuità, ha avuto un andamento piuttosto regolare: all’esplosione di un fab-four ha compensato il calo di un altro, scatenando così sì l’andamento della classifica - che ha visto l’alternarsi Djokovic-Federer-Djokovic (da lunedì prossimo) in vetta e il susseguirsi di finali quasi sempre spettacolari -, ma allo stesso tempo ha portato a un equilibrio di titoli che in termini numerici lascia poco spazio alle chiacchiere.

Senza Nadal costretto ai box (2 Masters 1000 e un Major), con Djokovic e Federer a quota 3 Masters 1000 e uno slam, e con un Murray arricchito in bacheca di un oro olimpico e del primo Major, quest’anno più che mai le ATP Finals acquisiscono un significato particolare per questi tre tennisti. Se il vincitore della prova tra i migliori 8 dovesse infatti uscire da uno di questi 3 nomi, sarebbe quasi inevitabile giudicare quello come “il giocatore dell’anno”: Federer entrerebbe nella storia diventando il primo tennista a vincere questa prova per 7 volte; Murray dal canto suo confermerebbe una seconda parte di stagione che ha messo in mostra un giocatore completo sotto tutti i punti di vista; Djokovic invece coronerebbe alla grande un 2012 che, alla fine, lo vedrà nonostante tutto ancora al numero 1 della classifica ATP.

Nel tentare di mettere i bastoni tra le ruote ai 3 fenomeni della racchetta ci saranno giocatori agguerritissimi. Da un lato, insieme a Federer, lo scatenato Del Potro, il sempre temibile Ferrer e l’outsider Tipsarevic; dall’altro il girone di ferro con Djokovic, Murray, il finalista di Davis Tomas Berdych e uno Tsonga alla caccia di rivincite. Il 2012 cerca il suo re. Da lunedì il via alle risposte.

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